97 ANNI FA’:
LA RELAZIONE PRESENTATA AL CONGRESSO AMERICANO DEL 1912 SUGLI IMMIGRATI ITALIANI
“Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti
di loro puzzano anche perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si
costruiscono baracche di legno e alluminio nelle periferie delle città dove
vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro
affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due
e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro,
sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi
dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente
davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani
invocano pietà, con toni lamentosi o petulanti. Fanno molti figli che faticano a
mantenere e sono assai uniti fra di loro.
Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li
evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la
voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le
donne tornano dal lavoro.
I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma,
soprattutto,non hanno saputo selezionare fra coloro che entrano nel nostro Paese
per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura,
attività criminali”.