Siamo quaggiù solo per pochi giorni, poi non moriremo, bensì ritorneremo a vivere in diverse dimensioni.
Non ci sono, però, barriere che separano una sfera dall’altra; l’unica separazione è costituita dalla diversa capacità di percezione: chi è sulla Terra, per esempio, esiste anche dentro altri sistemi, sebbene li ignori, ossia non li percepisca, per il fatto che i sensi corrispondenti a quegli stati d’essere risultano assopiti.
Tutte le cosiddette morti sarebbero semplici avventure, se si conoscesse il vero senso della vita.
Nell’Universo non esiste la morte come principio, ma tutto si rinnova: quando sembra che l’uomo muoia, c’è solo la perdita di un corpo, non del corpo come principio, perché verranno altri corpi e il ciclo continuerà.
La liberazione dal ciclo della vita sulla Terra è la salvezza. Ciascuno di noi segue la sua strada secondo un karma non gratuito e le strade non sono né buone né cattive, perché non vi sono parametri oggettivi di riscontro.
Vi possono essere percorsi più o meno accidentati, ma, al traguardo, la meta deve essere comune, irradiata dalla stessa luce che annulla ogni ombra ed ogni penombra ed è la luce ineffabile dell’Inesprimibile. Solo in tal caso può esservi giustizia e non già nella promessa di un premio o nella minaccia di un castigo.
L’azione che trasforma gli esseri umani, che comporta rigenerazione, non fa mai riferimento a quanto seguirà, ossia a ricompense o a punizioni. E la condotta di chiunque non sarebbe mai virtuosa, se si basasse sulla speranza o sulla paura.
La salvezza può giungere solo dalla libertà.
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Presunti Scritti Inediti di Padre Ernesto Balducci – www.coscienza.org