di Roberto Campigotto
Il vino è senza dubbio una bevanda assolutamente speciale, tanto speciale che gli Dei dell’Olimpo pensarono se ne dovesse occupare un Dio in particolare.
Mi affascina l’idea che proprio Dionisio, il più erudito fra tutti gli Dei dell’Olimpo, ne fu incaricato proprio da Zeus.
Secondo la mitologia Bacco (Dionisio) nasce dall’amore passionale che Zeus ebbe per Semele. La leggenda narra infatti che Zeus assunse le sembianze di comune mortale ed incontrò segretamente Semele la quale ne fu conquistata. La gelosa Giunone però rivelò alla donna la vera identità di Zeus e la convinse a chiedere al suo amante di manifestarsi a lei nelle sue reali sembianze. Di fronte al rifiuto di Zeus di accontentare la sua richiesta, Semele gli negò il suo amore. Zeus in un scatto d’ira la uccise, ma poiché era già al sesto mese di gravidanza, Ermete padre di Zeus, riuscì a salvare il bambino dal grembo di Semele che in seguito nacque dalla coscia di Zeus dove venne cucito per poter maturare i restanti tre mesi. La vendetta d Giunone si scagliò quindi sul giovane Dionisio al punto di farlo uccidere dai Titani. Egli però ancora una volta fu riportato alla vita dalla nonna Rea, madre di Zeus, e fu nascosto in una grotta sul monte Eliconda allevato dalle Ninfee. Secondo il mito fu proprio su questo monte che Dionisio trovò una pianta di vite e ne cominciò la coltivazione trasformando successivamente l’uva in vino.
Egli però fu continuamente costretto a viaggiare per sfuggire alla collera di Giunone fondando così sempre nuove città al suo passaggio e insegnando agli uomini l’arte della viticoltura.
Dionisio era il Dio più erudito dell’Olimpo, egli fu definito il promotore della civilizzazione e oltre ad essere il Dio dell’acqua era anche il Dio dell’arte di vivere e della festività. Incaricato da Zeus organizzava le feste dell’Olimpo poiché la sua allegria e i suoi eccessi trasformavano ogni festa in una vera e propria orgia collettiva. Furono proprio gli eccessi di Bacco a renderlo un Dio non sempre amato poiché attraverso il vino inibiva, inebriava e invitava alla lascivia.
I punti cardinali
I punti cardinali in astrologia rappresentano le fondamenta di tutta la cultura del vino.
Il rapporto che questi punti hanno tra loro è incredibile, da solo basterebbe a non commettere errori nella coltivazione delle uve e nella produzione del vino.
Nel primo segno dello zodiaco abbiamo la prima vite nata (Vitis Vinifera) l’unica vite da cui provengono tutte le varietà ad oggi conosciute. In questa vite troviamo tutta la forza del segno dell’Ariete, adattabile a quasi tutti i territori, ai più svariati climi, adattabile nel tempo ed alle nuove condizioni atmosferiche, inquinamento compreso, essa si rinnova ogni stagione con la stessa vitalità con cui il segno dell’Ariete si ripropone ogni primavera.
La vite aretina è dunque la pianta forte e rigogliosa senza particolari problemi di adattabilità. Sorretta dalla forza di Marte si propone con caparbietà nel nuovo progetto di innesto e in effetti dall’altra parte troviamo il segno della Bilancia ed in particolare troviamo il vignaiolo, cioè il miglior alleato della vigna selvatica che con la selezione delle varietà e naturalmente con l’innesto di esse aiuta la nostra vigna a trasformarsi nelle moltitudini di varietà che conosciamo e caratterizza così profumi e sapori sempre nuovi e diversi.
Il segno dell’Ariete necessita della Bilancia per migliorare la sua natura, così come la vigna e l’uomo si completano con la collaborazione di questi due segni, la forza di Marte (vite) trova in Venere (innesto) il completamento per produrre un risultato, nel nostro caso si spera sempre nel miglior risultato possibile.
A questo asse si contrappone come bilanciere l’asse MC/FC ovvero il Cancro e il Capricorno e precisamente nel segno del Cancro troviamo il terreno ideale per la piantumazione della nostra vigna. Sappiamo che non tutti i terreni sono idonei alla coltivazione delle diverse tipologie di vigna, ogni terreno ha particolari condizioni minerali tali da far esaltare le caratteristiche delle diverse varietà, mi viene da suggerire ad esempio le colline trevigiane per la coltivazione del Prosecco, oppure le colline piemontesi per il Nebbiolo oppure i terreni toscani per la coltivazione del Sangiovese.
Il segno del Capricorno invece ci indica che per ottenere i risultati di un lungo e faticoso lavoro si deve tener conto anche della climaticità del luogo, nella sostanza ogni varietà ha una zona specifica dove esprime al massimo le sue caratteristiche, ecco perché l’astrologia giustifica le aree D.O.C.
Questi quattro segni sono in effetti l’essenza della viticoltura:
Ariete = vigna
Bilancia = vignaiolo
Cancro = terreno ed acqua
Capricorno = clima
Ci mostrano come nessuno prevale, ma tutti sono fondamentali per ottenere questo straordinario prodotto.
Triplicita’ dei segni d’acqua
Come possiamo vedere dal disegno la pianta di vite investe i tre segni d’acqua: il Cancro, dove mette le radici, lo Scorpione dove l’uva si trasforma in mosto e il segno dei Pesci dove si ottiene il vino.
La pianta della vite nasce dunque nel segno del Cancro. Qui attraverso le radici si nutre di tutti gli elementi della terra, ma soprattutto alimenta i suoi frutti con l’acqua cancerina la stessa che scorre nelle vene della terra e che permette la crescita di tutta la vita vegetale proprio come il liquido amniotico nel grembo materno.
Ritengo che sia proprio la ricchezza d’acqua di un territorio a permettere sia la coltivazione sia la qualità delle uve prodotte, quindi la crescita della pianta ed il ciclo annuale della vite è influenzato da questo segno, dalla potatura invernale fino alla vendemmia, naturalmente passando attraverso l’aiuto degli altri segni in particolare l’asse Ariete/Bilancia (rapporto di collaborazione tra la vite ed il vignaiolo). Infatti fino a questo asse la vite produce e matura il frutto, solamente nei successivi due segni d’acqua Scorpione e Pesci, il frutto si trasforma da stato solido a stato liquido divenendo così non più un prodotto della terra, bensì un prodotto per il cielo. La trasformazione dell’uva in vino, come la metamorfosi da bruco a farfalla (Plutone) si ottiene attraverso il segno dello Scorpione dove attraverso la pigiatura dell’uva otteniamo un nuovo prodotto: il mosto, in questo processo muore la forma e nasce la sostanza. Il segno dello scorpione non sempre ci consente di capire a fondo le cose, ma sempre ci trasforma nella parte migliore di noi, il mosto infatti racchiude in sé le sostanze migliori dell’uva “gli zuccheri” e attraverso la trasformazione da solido a liquido espelle le impurità e trasforma gli zuccheri in alcol con la selezione del segno successivo: il Sagittario.
Il terzo segno d’acqua, i Pesci, abbraccia il risultato. E’ attraverso questo segno che l’universalità del vino non trova più confini. Dobbiamo riconoscere che tutti i popoli e le società di ogni tempo riconobbero in questa meravigliosa bevanda la spiritualità che non si trova in nessun altro prodotto della terra. Dai miti greci agli egizi, dagli Ebrei ai Cristiani, tutti ne hanno riconosciuto la grandezza, ma la sua più grande espansione la portò proprio la religione Cristiana che giustamente, a mio avviso, ritenne il vino degno nel sostituire il sangue di Cristo durante le cerimonie ecclesiastiche. Non solo il vino ha avuto un aspetto religioso nella sua espansione, ma fin dai tempi dei monaci benedettini, gli fu riconosciuto grandi attitudini a curare le malattie dell’uomo se consumato con moderazione. I monaci consideravano il vino fondamentale nella loro dieta, sia come alimentazione, sia come medicinale per la cura di problemi cardiaci ed intestinali. A tal proposito consiglio il libro del Dott. Gunter Theis “Salute! Il benessere in un bicchiere di vino”.
In effetti nella triplicità d’acqua c’è tutto il fascino della vita stessa, qui abbiamo la nascita, la trasformazione ed il risultato ultimo nella sua più intima essenza.
Dalla Terra al Cielo
LA LUNA: Sul grafico ho costruito uno schema che dal basso verso l’alto ci dà la sensazione di come la viticoltura evolva in tutti i segni dello zodiaco, ma sempre come rapporti a due. I sette settori descritti nello schema sono governati dai setti pianeti tradizionali, dalla Luna nel segno del Cancro fino a Saturno nel Capricorno. Nel settore della Luna, il Cancro, c’è la base per poter nascere: la Terra, cioè il territorio ideale per piantare la vigna. Qui la scelta non può essere casuale altrimenti il risultato ne sarà condizionato. Ogni territorio ha una propria tipicità (Sali minerali, acqua) che renderà unico il vino. La Luna inoltre ci parla della gente che vive il territorio, ci parla della famiglia che lo produce e molto spesso quando assaporiamo un vino possiamo cogliere la cultura, il carattere, la forza e la moralità stessa dei produttori e della gente del luogo che lo condivide.
MERCURIO: Il secondo settore investe il segno dei Gemelli e del Leone ed è governato dal pianeta Mercurio. In questo settore abbiamo lo scambio radicale, le radici assorbono e scambiano tutto ciò che è loro necessario per far crescere e maturare l’uva. L’attività di scambio nella pianta, dalla radice alla foglia e viceversa, viene gestita dal pianeta Mercurio. Una buona gestione da parte di questi due segni sarà fondamentale per garantire ed ottenere una fotosintesi clorofilliana ideale. Il pianeta Mercurio pretende dunque che il terreno abbia una buona aerazione per poter permettere alle radici di scambiare al meglio gli elementi presenti (segno dei Gemelli). Allo stesso modo pretende un giusto equilibrio tra calore e luce fornitogli dal segno del Leone. Il rapporto fra questi due segni permetterà alla nostra pianta di mantenersi in salute e di sfruttare al meglio le risorse offerte. E’ importante per la salute del nostro vigneto regolamentare la temperatura del terreno, in agricoltura la gestione dei sfalci d’erba sottostanti le viti, permette di regolamentare lo sviluppo o meno di malattie sia di natura funginea sia di natura animale. Mantenere sfalciata l’erba più spesso in primavera, quando le temperature sono più basse, e mantenere invece l’erba più alta quando le temperature salgono durante la stagione estiva, permette di controllare meglio le malattie della vite.
VENERE: Il terzo settore investe il segno del Toro e quello della Vergine ed è governato dal pianeta Venere. Qui abbiamo le principali malattie della pianta che come abbiamo visto salgono dal settore di Mercurio e attaccano i primi tralci di vite più vicini al terreno. Anche questi due segni interagiscono fra di loro. Nel segno del Toro abbiamo le malattie di natura funginea (Oidio, Peronospora, Botrite), nel segno della Vergine abbiamo le malattie di natura animale (Filossera, Tignola, Cicalina). In questi due segni ritroviamo sia le scelte culturali adottate nel segno del Toro, sia le attrezzature utilizzate nella coltivazione tipiche del segno della Vergine.
MARTE: Il quarto settore investe il segno dell’Ariete e quello della Bilancia ed è governato dal pianeta Marte. Questo pianeta equivale alla forza istintiva della vite selvatica in collaborazione con la caparbietà ed il lavoro del vignaiolo. Attraverso questo asse l’uomo mette in atto tutte le sue capacità per contrastare le difficoltà dell’anno produttivo come malattie, condizioni climatiche avverse che possono condizionare il settore di Mercurio, carenze minerali che possono condizionare l’alimentazione nel segno del Cancro governato dalla Luna. Inoltre in questo asse troviamo il rimedio alle malattie prima citate. Nel segno dell’Ariete abbiamo lo zolfo che protegge dagli attacchi degli insetti, nel segno della Bilancia abbiamo il rame che rafforza e protegge dall’attacco delle malattie funginee. In questo asse si completa la maturazione dell’uva e si raggiunge la fine del ciclo vegetativo.
SOLE: In questo settore c’è l’essenza di tutta la viticoltura. Infatti qui abbiamo la trasformazione dell’uva in mosto e praticamente la nascita del vino. Fino a questo momento il vino è rimasto nel grembo materno, ora deve affrontare la fatica di trasformarsi ed il segno dello Scorpione evidenzia la difficoltà del parto. Come già accennato nel precedente capitolo, questi due segni d’acqua coinvolti nel settore del Sole interagiscono fra di loro (Sole = mostrarsi come risultato). Nel segno dello Scorpione non c’è solamente la pigiatura e la trasformazione, ma anche le riserve energetiche che successivamente la pianta dovrà accumulare dopo la vendemmia per assicurarsi il superamento dell’inverno. Nel segno dei Pesci abbiamo l’universalità del vino e le malattie che possono essere provocate dal suo abuso o curate dalla suo corretto impiego.
GIOVE: Questo settore è altrettanto importante e coinvolge il segno del Sagittario e il segno dell’Acquario. Giove seleziona e favorisce la fermentazione del vino, la parte zuccherina si trasforma in tasso alcolico mettendo le basi per la durata del vino negli anni a venire. Nel segno del Sagittario abbiamo una continua ricerca della conoscenza e della cultura enologica che ci permette di produrre e migliorare la qualità del vino. Il controllo della fermentazione introdotto dai monaci favorì l’introduzione di nuove tecniche in enologia e si ottennero vini di altissima qualità (Champagne). Il controllo della fermentazione in base alla temperatura evidenzia come il rapporto tra il Sagittario e l’Acquario sia fondamentale.
La conoscenza Sagittariana e la tecnologia Acquariana applicate alla vinificazione attribuisce una tipicità ed unicità ad ogni vino ed anche ad ogni singola bottiglia. La tecnologia impiegata inoltre (Acquario) ha permesso al vino di viaggiare meglio (Sagittario) e mantenere invariata la sua natura. Attraverso il controllo della fermentazione possiamo ottenere vini corposi, frizzanti, spumanti o fermi. E’ proprio attraverso questo asse che si determina la natura del vino.
SATURNO: L’ultimo settore, cioè quello di Saturno nel segno del Capricorno, indica il freno naturale di Giove cioè la tradizione. Tutta la conoscenza e la tecnologia applicata deve dunque seguire le regole della tradizione vitivinicola dove la climaticità del vino, il riposo in botti di rovere (tempo) aumenta la bontà di questo straordinario prodotto. Il risultato migliorerà nel rispetto dei tempi di maturazione del vino e nella sua capacità di invecchiare e cogliere tutti i tannini necessari per renderlo maggiormente speciale.
Queste fasi evidenziano tutta la vita in agricoltura, dall’energia primaverile (Luna) al riposo invernale (Saturno) per poi cominciare un altro ciclo e un altro vino.
I dodici vini dello zodiaco
TOKAY: E’ il primo vino dello zodiaco assoggettato al segno dell’Ariete sia per le sue caratteristiche sia per le sue origini. Vino tenace, stimolante, energetico, acuto e dal sapore acre, è un vino chiaro leggermente ambrato e tra i più antichi vini in commercio. E’ inoltre il vino che viene prodotto più ad est del nostro continente e precisamente nel nord dell’Ungheria quasi ai confini con Slovenia ed Ucraina. Il territorio di coltivazione è di natura vulcanica e viene conservato in cantine costruite nel tufo dove invecchia e si tempra fino a diventare quel vino tenace che perfettamente racchiude le caratteristiche dell’Ariete. Nonostante la bassa gradazione tipica dei vini nordici esprime una capacità energetica molto alta che lo rende particolarmente amato dai maggiori intenditori di vini al mondo. A proposito di questo vino ricordiamo inoltre che nel 1600 Luigi XIV lo considerava il re dei vini ed il vino dei re (Sole esaltato nel segno dell’Ariete).
LAMBRUSCO: Tipico vino del centro Italia dal colore scuro e dal gusto amabile raccoglie le caratteristiche del segno del Toro (giovane, acidulo, nervoso, vivace, fresco e rotondo). Esso è un vino giovane che normalmente viene consumato entro l’anno di produzione (Luna con Venere). Piacevole da bere in compagnia la sua gradazione è medio/bassa e lo rende adatto a qualsiasi momento della giornata principalmente alla sera. Il gusto e gli ottimi aromi fruttati lo hanno reso il vino più commercializzato dalla grande distribuzione in tutte le forme possibili, dalla bottiglia alla lattina, la sua grande adattabilità alle esigenze di mercato lo hanno reso il vino più diffuso fin dai tempi dei romani i quali lo commercializzarono in tutte le regioni conquistate.
MULLER THURGAU: Questo vino è tra i più recenti in commercio. Nasce in svizzera nel 1882 dall’incrocio tra i vitigni Riesling e Guteder e quindi dall’incrocio di due varietà come vuole il simbolismo del segno dei Gemelli. Anche la collocazione territoriale in cui viene prodotto, ossia Svizzera ed Austria, i due più piccoli e simili paesi europei, come inoltre Ostirol e Sudtirol, anch’esse due regioni gemelle, evidenziano il rapporto con questo segno. Viene usato spesso anche come vino da taglio e non altera le qualità degli altri vini. Di bassa gradazione è un vino con le seguenti caratteristiche: adattabile, sottile, senza struttura e come già detto miscelabile.
PORTO: Con il Madeira ed il Marsala siciliano, appartiene al segno del Cancro. Le sue caratteristiche di tipico vino del sud dolce, scuro, di media gradazione, rispecchia gli elementi distintivi della Luna. E’ un vino scorrevole, informe, secco, estivo. Questo vino fu il primo ad avere nel 1500 un’adeguata regolamentazione territoriale, ogni famiglia doveva rispettare quantitativi di produzione per garantire qualità al prodotto, ed ogni anno si effettuavano stime sulla reale domanda di mercato in modo da garantire alla popolazione una costante fonte di reddito.
MOSCATO: E’ il vino solare per eccellenza. Viene usato in tutte le festività più importanti sia per le sue caratteristiche di effervescenza, sia per la sua grande espansione di gusto. E’ un vino dolcigno, soffice, elegante e corposo e quindi il vino del segno del Leone. Per il suo gusto leggermente dolce lo si esige come accompagnamento nella degustazione di dolci, la fastosità e l’eleganza delle etichette che normalmente adornano le bottiglie di questo vino (molto spesso dorate) fanno sì che diventi particolare non solo al gusto, ma anche alla vista.
MERLOT: Principalmente un vino da pasto, lo considero il vino del segno della Vergine per la sua semplicità, per la sua forza, per la leggerezza e il carattere morbido e divertente, ideale per chi accompagna il piatto quotidiano con un bicchiere di vino. E’ un vino divertente senza grandi acclami che si sorseggia con disinvoltura anche fuori pasto. Viene utilizzato anche come vino da taglio (Mercurio signore della Vergine) e con Pinot nero e Cabernet Sauvignon regala in particolari aree geografiche ottimi vini e ottimi profumi (Bordeaux)
PINOT GRIGIO: L’eleganza di questo vino assomiglia all’eleganza del segno della Bilancia. E’ un vino neutro, amabile, equilibrato, dolciastro/amaro, piatto e corposo. I suoi profumi ed il suo colore chiaro con una leggera tonalità viola, lo rendono un vino bianco atipico (Venere con Saturno). Il Pinot Grigio sposa tutti i tipi di piatti dalle leggere carni bianche, al pesce, fino al dessert senza mai perdere dignità a tavola. Il gusto leggermente amaro lo fa apprezzare anche fuori pasto e dimostra di poter sostenere qualsiasi occasione. Queste sue doti lo hanno fatto apprezzare in tutta Europa nei migliori bar e ristoranti. E’ un vino da intenditori.
CHIANTI: E’ il vino da bere per eccellenza, magari con un’ottima fiorentina, questo sodalizio trasmette una forza che nessun altro abbinamento sembra offrire (Marte con Plutone). E’ un vino virile, eccitante, saporito non dolce, di spessore. E’ un vino di collina, il suo colore rosso rubino e il suo sapore profumato ricco di aromi gli rendono una grande energia, come si sul dire è un vino “da leccarsi i baffi”. Eccitante, inebriante, energico è il vino degli amanti e della passione, un ottimo alleato di serate fantastiche. E’ il vino dello Scorpione.
CHAMPAGNE: Chiaro e frizzante è il vino più conosciuto ed evoluto al mondo. Esso rispecchia appieno i valori simbolici del Sagittario. Nasce dalla conoscenza più evoluta dell’enologia. E’ un vino geniale, invecchiato, robusto, di importazione. Grazie alla maestria di un monaco nell’abbazia di Houtovillers in Francia, il quale inaugurò l’utilizzo di bottiglie più pesanti e tappi legati per resistere alle alte pressioni sprigionate da questo vino favorì l’esportazione in tutto il mondo.
BAROLO: Vino del Capricorno, scuro ed invecchiato per tradizione come nessun altro vino, eccezionale per franchezza è un vino astringente, aspro, ruvido, tannico, solido, tipicamente di montagna e degno di stare lassù, nel punto più alto della tradizione vitivinicola. Viene coltivato ad altitudini proibitive, circa 1000 metri s.l.m., esso è ancora un vitigno a piede franco. Necessita di invecchiamento in botti rigorosamente di rovere le quali gli conferiscono qualità insuperabili. Esige inoltre gli appezzamenti migliori nelle montagne piemontesi ed un’ottima esposizione solare sopperisce ad una climaticità difficile.
SHIRAZ: Non appena sentiamo il nome di questo vino, subito ci viene in mente il nuovo mondo: l’Australia. E’ il vino dove l’aiuto della tecnologia è maggiormente utilizzata. Il clima ed il terreno molto diversi tra loro costringono i viticulturi australiani a sempre nuovi accorgimenti nel trattamento delle uve e del vino stesso. E’ un vino in continua sperimentazione, il suo gusto estremamente esotico gli dona unicità introvabile negli altri vini, anch’esso si presta molto bene all’invecchiamento (Urano con Saturno). La sua natura frizzante, sperimentale, austera, magra, esotica e nuova, racchiude tutte le caratteristiche tipiche del segno dell’Acquario.
NOVELLO: E’ il nettare degli Dei, sia nel gusto, sia nei profumi. E’ un vino dissetante, compatto, distensivo, acerbo, tipicamente di mare. La rotondità di gusto, senza pretese di elevate gradazioni, lo rendono più un estratto di uva che un vino (succo di vino). La tecnica utilizzata per produrlo, chiamata “macerazione carbonica”, differisce completamente dalla tradizione vitivinicola. Essa prevede in una prima fase la disgregazione enzimica (gli enzimi attaccano la polpa dell’acino) ed una seconda fase con la fermentazione di lieviti e batteri. Questa tecnica fornisce al vino profumi ed aromi fruttati immediati senza la necessità del tradizionale riposo invernale. Nel segno dei Pesci si conclude l’esperienza vitivinicola.
A favore di Dionisio voglio citare un verso tratto da “ Il trionfo di Bacco e Arianna” di Lorenzo De Medici il magnifico.
Ciascun apra ben gli orecchi,
di doman nessun si paschi;
oggi sian, giovani e vecchi,
lieti ognun, femmine e maschi;
ogni tristo pensier caschi:
facciam festa tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.